Indagine sugli shopper nella GDO

Il 15 gennaio sono stati presentati i risultati della campagna di monitoraggio condotta da Legambiente sul rispetto della legge sull’impiego dei sacchetti in plastica nella grande distribuzione organizzata (GDO). Ne emerge non solo che la violazione della legge 28 del 24 marzo 2012 è un fenomeno di dimensioni rilevanti ma anche la responsabilità di alcuni primari operatori della GDO.

In dettaglio, su 37 sacchetti per la spesa prelevati presso diversi punti vendita in sette regioni, ben 20, pari al 54% del totale, sono risultati non conformi alla legge che ha messo al bando gli shopper non compostabili. L’indagine è stata effettuata tra la fine di novembre e le vacanze natalizie 2014 per valutare il rispetto della legge che in Italia ha messo al bando i sacchetti di plastica ma che però continuano ad essere molto diffusi.

Sono 5 le regioni dove sono stati prelevati i sacchetti non conformi alla legge: Campania (7 sacchetti), Basilicata (6), Puglia (3), Calabria (3) e Lazio (1). I sacchetti prelevati in Lombardia e Veneto invece sono risultati regolari. A livello provinciale la situazione è la seguente: Potenza (6 sacchetti fuori legge), Avellino, Bari e Napoli (3), Vibo Valentia (2), Benevento, Catanzaro e Roma (1). Suddividendo i 20 casi di sacchetti fuori legge per punti vendita delle aziende della GDO si ottiene questa classifica: Sigma (5 sacchetti non conformi), A&O (3), Crai, Eurospin e Sisa (2), Conad, Despar/Eurospar, Eurocisette, Imagross, M.A. Supermercati/Gros, Maxisidis/Intersidis (1).

Secondo la legge del 2012 i sacchetti monouso biodegradabili e compostabili, utilizzabili anche per la raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti, devono recare la scritta “biodegradabile e compostabile”, la citazione dello standard europeo “UNI EN 13432:2002” e il marchio di un ente certificatore che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco sono i più diffusi).

“Siamo di fronte a un diffusa situazione di illegalità nel settore delle buste per l’asporto delle merci, e questo è evidente nonostante abbiamo evitato di fare verifiche sui tanti piccoli negozi commerciali e sui mercati rionali, dove la situazione è visibilmente ancor più grave, anche a causa di una azione capillare da parte di alcuni distributori che vendono, anche online, sacchetti palesemente fuori legge”, ha dichiarato Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente. “Il bando sui sacchetti di plastica è in vigore da anni, la norma è molto chiara e le multe previste dallo scorso mese di agosto sono salate. È arrivato il momento di far rispettare una legge che permette di ridurre l’inquinamento da plastica, di migliorare la raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti e la produzione di compost di qualità, promuovendo la riconversione industriale verso innovativi processi di chimica verde da fonti rinnovabili, come già avvenuto, ad esempio, nel polo industriale di Porto Torres. Anche le forze dell’ordine e la magistratura dovranno attivarsi per fermare questa diffusa situazione di illegalità”, ha concluso Ciafani.

“La normativa italiana sulla riduzione del consumo di buste asporto merci monouso consente di ridurre l’inquinamento da plastica, facilita la raccolta differenziata del rifiuto organico e contribuisce a generare progetti industriali nel settore della bioeconomia con importanti ricadute occupazionali. Una legge lungimirante, il cui potenziale di ricaduta economica, sociale e ambientale è purtroppo fortemente limitato da questo stato di grave illegalità”, ha dichiarato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche. “Oggi, di fronte a questa ennesima prova, Assobioplastiche si unisce all’appello di Legambiente affinché le istituzioni e gli organi preposti diano avvio ad azioni di contrasto, per il rispetto di una legge dello Stato e a tutela di quegli operatori della GDO e del piccolo commercio che hanno scelto la strada della legalità”, ha aggiunto Versari.