Position paper di Assobioplastiche sulla Direttiva SUP

Pur condividendo l’obiettivo di riduzione dei prodotti monouso, indipendentemente dal materiale impiegato per ottenerli, Assobioplastiche ha fatto sapere, attraverso un position paper, che ritiene non eliminabile in modo assoluto i prodotti monouso stessi e che, del resto, la Direttiva SUP (Single Use Plastics) della Commissione europea, che riguarda direttamente la plastica, non sembra perseguire tale obiettivo, poiché le alternative utilizzabili a contatto con gli alimenti sono promosse solo “ove possibile” e nel rispetto delle esigenze di salute, igiene e sicurezza alimentare.

L’associazione sostiene, quindi, l’utilizzo dei manufatti biodegradabili e compostabili recuperabili assieme agli alimenti con cui sono destinati a entrare in contatto, evitando ai cittadini e ai gestori di dover separare gli uni dagli altri in fase di raccolta e riciclo. L’Italia vanta un consolidato ed efficace sistema di trattamento dei materiali biodegradabili in grado di gestire questi flussi garantendone il recupero presso gli impianti dedicati alla frazione organica.

Assobioplastiche conclude che, nel sostenere i manufatti in bioplastica, così come quelli in carta accoppiata con bioplastica, certificati compostabili EN 13432, auspica che il Governo italiano persegua questa strada nell’interlocuzione con la Commissione europea sul recepimento della direttiva SUP.

Il nostro Governo nel recepire la Direttiva SUP, entrata in vigore in Italia il 14 gennaio 2022, ha deciso di escludere a determinare condizioni la plastica biodegradabile e compostabile da divieto di immissione nel mercato per piatti e posate (non, invece, i bicchieri), cannucce, agitatori per bevande, asticelle per palloncini, bastoncini cotonati e alcuni contenitori in EPS. Per questo motivo, la Commissione europea aveva emesso a dicembre, un parere circostanziato che evidenziava le difformità tra il decreto di recepimento delle Direttiva nel nostro ordinamento e il teso originale, che potrebbe portare a una procedura di infrazione per l’errata applicazione della Direttiva stessa nel nostro Paese.