Il riciclo di imballaggi in bioplastica oltre il 60%

Il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici ha raggiunto il 60,7% dell’immesso al consumo, oltre cinque punti percentuali in più rispetto all’obiettivo di fine decennio. Lo rivela la relazione annuale sull’attività nel 2022 di Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile, presentata a Milano nei giorni scorsi, che spiega anche che la popolazione coperta dalle convenzioni con gli enti locali raggiunge i 38 milioni di cittadini, seppure siano ancora troppo marcate le differenze tra Nord e Sud del nostro Paese.

La relazione riferisce che l’Italia impegnata nel riciclo organico delle bioplastiche compostabili viaggia con oltre otto anni di anticipo rispetto agli obiettivi: la quantità di imballaggi riciclati nei circa 155 impianti di trattamento italiani ha infatti raggiunto nel 2022 quota 60,7% (46.600 tonnellate a fronte di 76.800 immesse sul mercato, quasi 9 punti percentuali in più rispetto al dato 2021). Dieci punti in più rispetto all’obiettivo fissato per il 2025 (50%) ma, soprattutto, cinque punti in più rispetto a quello del 2030 (55%).

“Questo risultato è motivo di grande orgoglio per tutta la filiera”, ha commentato il presidente di Biorepack, Marco Versari (foto in basso). “Essere riusciti già oggi a raggiungere e superare l’obiettivo 2030, peraltro dopo appena 18 mesi dall’inizio delle attività del nostro consorzio, dimostra l’impegno della nostra organizzazione e la sinergia virtuosa che siamo riusciti a innescare con le pubbliche amministrazioni e i soggetti deputati alla raccolta dei rifiuti”.

Secondo Biorepack, i risultati avrebbero potuto peraltro essere ancora più significativi se la frazione umida raccolta fosse stata qualitativamente più pura. Purtroppo, la presenza di materiali non compostabili (soprattutto prodotti e imballaggi in plastiche tradizionali, vetro e metalli) erroneamente conferiti nell’umido domestico, oltre a costituire un grave problema per la raccolta, rimane un fattore di penalizzazione dei risultati di riciclo. L’eliminazione di questi materiali estranei, infatti, comporta sempre uno scarto anche delle bioplastiche compostabili in ingresso negli impianti, che nel 2022 si è attestato intorno al 14%.

La relazione 2022 contiene altri numeri significativi: al 31 dicembre scorso sono pervenute 353 richieste di convenzionamento che portano a 3.777 i Comuni serviti (il 47,8% dei Comuni italiani), nei quali risiedono oltre 38 milioni di persone, pari al 64,4% della popolazione nazionale. Grazie alla convenzione con Biorepack nel 2022 sono stati riconosciuti corrispettivi economici pari a 9,3 milioni di euro, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti organici (1,8 milioni di euro in più rispetto al 2021).

“Questi numeri, indubbiamente positivi, devono però rappresentare solo un punto di partenza per raggiungere rapidamente ulteriori traguardi”, ha proseguito Versari. “Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano con all’interno le bioplastiche sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022”.

Dalla relazione emerge che a livello regionale le prestazioni migliori sono quelle di Valle d'Aosta (100% della popolazione coperta), Emilia-Romagna (99%), Veneto (97%), Toscana (94%) e Puglia (93%). Ma la percentuale di Comuni convenzionati con Biorepack oscilla tra l’81% del Nord Est e il 23% delle isole. Allo stesso modo, le convenzioni coprono il 90% della popolazione delle regioni nord-orientali, mentre nelle regioni meridionali si fermano al 53% e nelle isole scendono al 30%.

“Stiamo lavorando quotidianamente”, ha aggiunto Versari, “per colmare questo gap nelle regioni meridionali. Va infatti ricordato che convenzionarsi significa poter accedere a risorse economiche importanti, che possono aiutare molte realtà territoriali a migliorare la qualità e quantità della raccolta differenziata della frazione umida”.

Consapevole del tema della riconoscibilità degli imballaggi in bioplastica compostabile, il consorzio nel 2022 ha avviato un progetto finalizzato a individuare la fattibilità di un marchio di riconoscibilità che in maniera univoca e immediata comunichi attraverso un pittogramma l’esatto riciclo del rifiuto di imballaggio in bioplastica compostabile assieme ai rifiuti organici. L’obiettivo è quello di rendere sempre più facile distinguere tali imballaggi, per aumentare non solo la quantità della raccolta ma soprattutto la sua qualità. I corrispettivi economici garantiti ai Comuni convenzionati infatti aumentano al diminuire delle frazioni estranee non compostabili che “sporcano” la raccolta della FORSU.

Altrettanto importanti, nell’ottica di ottimizzare la raccolta e il riciclo delle bioplastiche, sono le iniziative di contrasto all’illegalità. Un problema tutt’altro che marginale, visto che ancora oggi sono molto diffusi gli imballaggi - buste della spesa, in primis - in plastica tradizionale o contraffatti senza le caratteristiche tecnico-ambientali richieste dalla legge. Oltre ad arrecare danni economici alla filiera, in termini di concorrenza sleale e di aggravio di costi industriali, i fenomeni illeciti producono un chiaro impatto negativo sull'ambiente. Biorepack ha sviluppato in collaborazione con Assobioplastiche una piattaforma attraverso cui cittadini e imprese possono segnalare fenomeni illeciti e permettere al consorzio, dopo i controlli e l’istruttoria giuridica, di presentare denuncia alle autorità competenti.